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Antibiotici? Solo quando servono per evitare la catastrofe

La resistenza antimicrobica è un problema grave e in crescita, con potenziali conseguenze a livello globale sulla salute e sull'economia. Secondo il rapporto pubblicato dall’OECD i tassi di resistenza antimicrobica sono elevati e si prevede che crescano ulteriormente, in particolare per gli antibiotici di seconda e terza linea.

Un investimento a breve termine potrebbe salvare vite e denaro a lungo termine

La resistenza antimicrobica è un problema grave e in crescita, con potenziali conseguenze a livello globale sulla salute e sull'economia. Secondo il rapporto pubblicato dall’OECD i tassi di resistenza antimicrobica sono elevati e si prevede che crescano ulteriormente, in particolare per gli antibiotici di seconda e terza linea. L’Italia è tra i paesi con i più alti tassi di resistenza antimicrobica.

Le infezioni da super-batteri potrebbero provocare circa 2,4 milioni di morti in Europa, Nord America e Australia tra il 2015 e il 2050 se non saranno intensificati gli sforzi per arginare la diffusione della resistenza antimicrobica (AMR, antimicrobical resistance). Tuttavia, in tre casi su quattro tali decessi potrebbero essere evitati spendendo appena 2 dollari pro capite per attuare misure semplici. Un investimento a breve termine volto a contenere la forte diffusione dei batteri resistenti consentirebbe di salvare vite umane e risparmiare denaro nel lungo periodo.

L'Europa meridionale rischia di essere particolarmente colpita. Secondo le previsioni, Italia, Grecia e Portogallo si collocherebbero ai primi posti tra i Paesi dell’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) per i più alti tassi di mortalità da resistenza antimicrobica. Nei Paesi a basso e medio reddito i tassi di AMR sono già alti e dovrebbero crescere più rapidamente che nei Paesi dell’OECD. In Indonesia, Brasile e nella Federazione Russa, per esempio, le infezioni resistenti rappresentano già una quota compresa fra il 40% e il 60% del totale, contro una media del 17% nei Paesi dell’OECD. Negli stessi Paesi, la crescita dei tassi di AMR dovrebbe essere da 4 a 7 volte superiore a quella prevista nei Paesi dell’OECD da qui fino al 2030. Percentuali di resistenza così elevate in sistemi sanitari già indeboliti da vincoli di bilancio creeranno le condizioni per un enorme numero di decessi principalmente tra i neonati, i bambini in tenerissima età e gli anziani.
Un pacchetto di politiche volte a favorire l’igiene nelle strutture ospedaliere e ridurre la prescrizione eccessiva di antibiotici, comprendente programmi di gestione (stewardship) antimicrobica, campagne sui media e utilizzo di test clinici in medicina generale per accertare la natura batterica o virale di un’infezione potrebbe consentire di salvare fino a 1,6 milioni di vite umane entro il 2050 nei 33 Paesi inclusi nell’analisi dell’OECD.
In Italia la proporzione di infezioni resistenti agli antibiotici è cresciuta da 17% nel 2005 a 30% nel 2015 e potrà raggiungere il 32% nel 2030, se il consumo di antibiotici, la crescita demografica e la crescita economica dovessero continuare a seguire gli stessi trend. In media 10.780 persone muoiono ogni anno in Italia a causa di uno degli otto batteri antibiotico resistenti. Si stima che entro il 2050, un totale di 450.000 persone morirà a causa della resistenza antimicrobica.

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L’aumento dei tassi di resistenza antimicrobica diventerà una preoccupazione sempre più crescente se i governi non forniranno una risposta maggiormente incisiva a questa minaccia. Anche piccole ferite procurate in cucina, interventi chirurgici minori o malattie come la polmonite potrebbero diventare potenzialmente letali.


Fonte: OECD (2018), Stemming the Superbug Tide: Just A Few Dollars More, OECD Health Policy Studies, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/9789264307599-en.