Chi lavora nei dipartimenti di emergenza la notte di Capodanno sa che, quasi certamente, dovrà dedicare tempo ed energie alla cura di ferite e traumi direttamente o indirettamente legati ai festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno. Fratture alle mani, ustioni al volto e alle parti basse del collo, ferite da arma da fuoco, sono solo alcune delle conseguenze dell’uso sconsiderato di petardi (a volte illegali). Le lesioni provocate da questi fuochi d'artificio, che coinvolgono ossa, tendini e legamenti, possono essere paragonate a quelle causate da mine o bombe a mano. Le mani, le dita, gli occhi e il volto in generale risultano essere le zone più esposte alle esplosioni di fuochi d'artificio e petardi, determinando anche conseguenze permanenti e invalidanti. Causando anche, non va dimenticato, il ritardo nella gestione delle altre emergenze. Un arresto cardiaco, per intenderci, potrebbe essere trattato in ritardo perché le ambulanze sono impegnate a soccorrere chi festeggia con petardi e botti di vario genere.
Quindi, semplicemente, non usateli. I dati sono incoraggianti, evidenziano una costante flessione di morti e feriti negli ultimi anni, ma serve fare di più. Godetevi i fuochi d’artificio organizzati da professionisti ed evitate di farvi male con botti e petardi. Evitate che i bambini vi si avvicinino, anche nei giorni successivi alla festa.
Quella che vi lasciamo qui di seguito è la lista degli infortuni avvenuti negli ultimi anni (dati della Polizia di Stato), sperando che non si allunghi ulteriormente il prossimo primo gennaio.
Nel 2021 la vittima fu un ragazzo di 13 anni deceduto a causa dello scoppio di una batteria di petardi che lo colpì all’addome.
Nel 2020 un ragazzo di 27 anni morì a seguito di una caduta in un dirupo per spegnere un principio di incendio causato dall’esplosione di fuochi d’artificio.
Nel 2013 entrambi i decessi furono dovuti a razzi e petardi, mentre nel 2012 uno dei due avvenne a causa di un colpo di pistola esploso accidentalmente. Nel 2009 e nel 2008 ci fu una vittima per anno. In entrambi i casi le morti furono causate da proiettili vaganti).
Nel 2006 morì un ragazzo di 22 anni, raggiunto in pieno volto dalla deflagrazione dell'ordigno che lui stesso aveva preparato.
Nel 1993 uno dei quattro morti fu un bambino ucciso da un colpo di fucile sparato dal padre. Nel 1992, tra le vittime, un bambino di 10 anni ucciso da un colpo di pistola dello zio.
Le due tabelle sono tratte dal sito www.lucadibattista.it
Da medici, ci auguriamo che vengano condotte sempre con maggiore intensità attività di sorveglianza, al fine di mettere in atto tutte le misure possibili per prevenire gli incidenti. Come quando, dal 1992, a Napoli, avvenne il monitoraggio degli incidenti da fuochi d’artificio tra Natale e l’Epifania. Allora, sulla base delle informazioni raccolte, vennero intraprese numerose azioni: dal ripulire le strade dai fuochi inesplosi nelle prime ore della mattina del 1° gennaio, alla diffusione di specifiche raccomandazioni ai genitori, all’intensificazione dei sequestri di fuochi illegali. La conseguenza di questi semplici provvedimenti, nati dalla collaborazione tra epidemiologi, giornalisti, forze di polizia, medici ospedalieri, nettezza urbana, funzionari comunali e operatori scolastici, permise di passare, nella sola Napoli, da 64 amputazioni e traumi gravi nel 1992, a 7 nel 1998, a 13 nel 1999, a 35 nel 2000 (dati dell'Istituto Superiore di Sanità).