Gli epatologi stanno affrontando la MASLD (malattia epatica associata a disfunzione metabolica) come una malattia non trasmissibile a livello di popolazione. La maggior parte delle malattie non trasmissibili viene gestita nelle cure primarie, non dagli specialisti. I medici di famiglia dovrebbero essere già in grado di prescrivere ai pazienti con MASLD terapie che possono migliorare la qualità della vita e diminuire i rischi di complicanze epatiche. Se questo oggi non succede, forse la comunità medica deve impegnarsi per rendere i percorsi diagnostici e terapeutici più semplici, facili da comprendere e migliori sia per i pazienti che per i clinici.
Nelle cure primarie, vi è una grande familiarità con la gestione, la diagnosi e il trattamento di comuni malattie non trasmissibili. Prendiamo ad esempio le malattie cardiovascolari, altamente prevalenti e con un rischio ben compreso, specialmente nei pazienti >50 aa e particolarmente negli uomini. Non è necessario diagnosticare l'aterosclerosi per trattare la malattia; si lavora sul rischio di eventi futuri e si offre trattamento preventivo come le statine. Analogamente, per il diabete di tipo 2, si utilizza un test di screening o diagnostico come l'HbA1c e si monitora per complicazioni come la retinopatia e la nefropatia, dando indicazioni per modificare lo stile di vita.
Parlando di MASLD, ci sono molte somiglianze con altre malattie non trasmissibili: abbiamo una specifica popolazione a rischio (persone sovrappeso o obese, diabete tipo 2), disponiamo di test di screening (ecografia epatica) e di strumenti di stratificazione del rischio (FIB-4 score, ELF, LSM). Si potrebbe subito intervenire con indicazioni legate a dieta e attività fisica, per evitare complicanze quali HCC e scompenso d’organo. Tuttavia, i medici delle cure primarie sono meno a loro agio nella gestione della MASLD. Come si può rendere tutto più facile per loro?
Primo elemento da considerare: se sia veramente necessario sapere se è presente steatosi. La steatosi è il segno distintivo della malattia, ma non aiuta realmente sapere di avere steatosi senza fibrosi, poiché il trattamento rimane lo stesso: cambiamenti dello stile di vita, ovvero migliorare la dieta e fare attività fisica. La steatosi epatica non viene esclusa da un'ecografia negativa, quindi non è necessario confermarla prima della stratificazione del rischio.
Oggi esistono gli strumenti per fare la stratificazione del rischio nelle cure primarie. Vari studi hanno identificato modi per individuare pazienti a rischio di fibrosi avanzata utilizzando test non invasivi (NITs) e indirizzarli alle cure secondarie. L'obiettivo è prevedere eventi correlati al fegato, non solo la fibrosi avanzata. Ad esempio, il punteggio di rischio epatico (Liver Risk Score) utilizza biomarcatori per predire eventi correlati al fegato e mostra un buon rendimento nella predizione di questi eventi.
Journal of Hepatology 2019 71371-378DOI: (10.1016/j.jhep.2019.03.033) Copyright © 2019 European Association for the Study of the Liver
Una delle principali preoccupazioni nelle cure primarie riguarda i falsi negativi nei test non invasivi. Sebbene i falsi negativi siano considerati inaccettabili nelle malattie epatiche, sono la norma in altre malattie. Va comunque detto che i test non invasivi, come il punteggio di rischio epatico, stanno migliorando nella predizione di eventi.
Il seminario si è concluso ipotizzando che, nel 2030, la popolazione a rischio rimarrà la stessa: persone obese, con diabete tipo 2, ipertensione ed altre disfunzioni metaboliche. Ma non sarà più necessario confermare la steatosi prima della stratificazione del rischio fibrotico. La predizione del rischio individuale sarà semplificata per decidere chi rimane nelle cure primarie e chi viene riferito per trattamenti. I trattamenti emergenti saranno valutati in base alla loro efficacia in rapporto ai costi e al miglioramento della qualità della vita.
Rowe I. Clinical MASLD pathways in 2030 – what, who and where?. EASL 2024. Thursday, 6 Jun, 08:30 - 09:45 CEST