Oggi diamo per scontato che, in caso di necessità, si possa chiamare un numero unico per le emergenze e che, dall’altra parte del telefono, ci sia qualcuno capace di aiutarci, mandando in nostro soccorso quello che serve e coordinando le operazioni. Oggi, addirittura, abbiamo un numero unico che funziona in tutta Europa, è il numero 1-1-2 (uno-uno-due), facile da ricordare e da comporre, alla base di un sistema di gestione del soccorso che conosce e dispone di tutte le risorse presenti sul territorio. Non importa che voi siate a Roma, a Berlino o a Parigi: in caso di necessità potete chiamare il numero 1-1-2 ed essere certi che qualcuno sarà in grado di aiutarvi.
In Italia, come abbiamo già scritto a proposito della storia del 118, il sistema di gestione dell’emergenza sanitaria extraospedaliera si è radicalmente trasformato negli ultimi 30 anni. Fino agli anni Novanta del secolo scorso, chi aveva bisogno di un’ambulanza per un’emergenza doveva conoscere il numero della sede locale della Croce Rossa o di qualche altro servizio di ambulanze ed affidarsi alla sorte, dato che gli equipaggi delle ambulanze non ricevevano una formazione specifica ed omogenea per il trattamento sul posto del paziente, non esistevano centrali operative di coordinamento, non era stato creato alcun sistema di comunicazione integrato fra ambulanze, ospedali ed altri servizi di emergenza.
La nascita del 118 nel 1992 rivoluzionò il sistema dei soccorsi sanitari in Italia. Nel frattempo, la Comunità Europea indirizzava tutti gli Stati membri all’adozione del Numero Unico Europeo (NUE) 1-1-2, per tutte emergenze, non solo quelle sanitarie (Decisione del Consiglio 91/396/CE del 29 luglio 1991 sull’introduzione di un numero unico europeo per chiamate di emergenza). Tale decisione venne ribadita dal Parlamento e dal Consiglio Europeo una decina d’anni dopo (Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 2002/22/CE del 7 marzo 2002, “relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica”).
In Italia, dopo un periodo di sperimentazione, è stata definita con la Legge delega 7 agosto 2015 n. 124 - Legge Madia in materia di razionalizzazione delle Pubbliche Amministrazioni – l’istituzione su tutto il territorio nazionale del NUE 112 (uno-uno-due) con centrali operative da realizzare in ambito regionale.
Il modello prevede la realizzazione di Centrali Uniche di Risposta (CUR), dove confluiscono tutte le chiamate di soccorso, che poi vengono trasferite all’ente preposto alla gestione della specifica emergenza (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Vigili del Fuoco, Emergenza Sanitaria). Si tratta quindi di un’organizzazione a due livelli. Il primo riceve la chiamata di soccorso e il secondo gestisce effettivamente la situazione di emergenza.
Oggi, a sei anni dalla Legge Madia, le Centrali Uniche di Risposta non sono ancora attive in tutta Italia. Le CUR sono operative in Friuli Venezia Giulia, Lazio (prefisso telefonico 06), Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia orientale, Valle d’Aosta e nelle Province Autonome di Trento e Bolzano. In attesa della realizzazione su tutto il territorio nazionale delle CUR, ove queste ultime non sono presenti, il Servizio NUE 112 è assicurato dalle Centrali operative dell’Arma dei Carabinieri.
Quindi, nonostante le esperienze accumulate, sia positive sia negative, nonostante le linee di indirizzo che mirano decisamente verso un’uniformità di gestione delle emergenze, non possiamo non notare che in Italia il sistema di gestione dei soccorsi è ancora disomogeneo. Non solo per quel che riguarda l’organizzazione delle centrali operative, ma anche per quel che riguarda la dotazione di mezzi ed attrezzature, la tipologia e l’addestramento del personale impiegato, l’organizzazione dei dipartimenti di emergenza ed urgenza. E in Europa?
Chi sa che il 112 è il numero di emergenza attivo in tutta Europa? Il 52% degli Austriaci, il 50% dei Danesi, il 57% dei Tedeschi, il 42% degli Italiani, il 39% dei Francesi, il 68% dei Croati, il 49% dei Portoghesi, il 30% degli Spagnoli. Possiamo dire quindi che, mediamente, una buona metà dei cittadini Europei non conosce l’esistenza del NUE 112.
Stando all’ultima relazione sull'efficacia dell'attuazione del NUE 112 pubblicata lo scorso dicembre, anche la situazione in Europa è tutt’altro che omogenea. I dati della relazione si basano sulle risposte degli Stati membri e di due paesi del SEE, l'Islanda e la Norvegia, ad un questionario specifico.
Nel 2019 gli utenti dell’Unione Europea (UE) hanno chiamato il numero unico di emergenza europeo 112 quasi 150 milioni di volte. Le chiamate al 112 hanno costituito il 56 % di tutte le chiamate di emergenza.
Il 112 è l’unico numero di emergenza in Danimarca, Estonia, Finlandia, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Romania e Svezia e, tra i paesi del SEE, in Islanda. Tuttavia solo il 20% delle chiamate al 112 nell'UE è effettuato in questi paesi: la grande maggioranza ha origine in Stati membri nei quali sono ancora in uso i numeri nazionali. In questi ultimi l'utilizzo del numero unico di emergenza europeo varia sensibilmente, passando dal 9% in Francia al 99% in Bulgaria.
Percentuale di chiamate al 112
Il numero di chiamate al 112 dipende dal grado di consapevolezza degli utenti finali al riguardo ma anche dalla coesistenza di numeri nazionali "preesistenti". Negli Stati membri in cui esistono ancora questi numeri, l'uso del numero 112 dipende dall'efficacia dell'organizzazione del sistema PSAP (Public-Safety Answering Point).
Ventuno Stati membri, Islanda e Norvegia hanno riferito che il tempo medio di risposta necessario per entrare in contatto con i servizi di emergenza è inferiore 10 secondi.
Nell'UE l'implementazione della localizzazione del chiamante derivante da dispositivi mobili (AML, Advanced Mobile Location) ha registrato un continuo miglioramento. Al settembre 2020 diciannove Stati membri, l'Islanda e la Norvegia assicuravano l'abilitazione della AML sui loro sistemi PSAP. Secondo le stime, su un periodo prospettato di 10 anni la AML potrebbe potenzialmente salvare nel complesso oltre 10.000 vite nell'UE e nel frattempo avere un impatto positivo su un totale di oltre 100.000 vite nell'Unione europea.
Gli utenti finali con disabilità, in particolare quelli in roaming, non beneficiano di mezzi di accesso pienamente equivalenti ai servizi di emergenza. Se non sono in grado di effettuare una chiamata al 112, devono fare affidamento su soluzioni frammentate a livello nazionale, una situazione che contrasta con la disponibilità del numero unico di emergenza europeo armonizzato 112 per gli altri utenti finali e che costituisce una carenza significativa per quanto riguarda l'accessibilità dei servizi di emergenza. Gli utenti finali in roaming non sempre hanno accesso ai servizi di emergenza garantiti negli Stati membri visitati e non sono informati sui mezzi di accesso disponibili.
Sono necessarie ulteriori azioni in futuro perché gli Stati membri recepiscano in modo completo le prescrizioni in materia di comunicazioni di emergenza e sul numero unico di emergenza europeo. L’obiettivo finale è che tutti gli utenti finali, compresi quelli con disabilità, possano chiedere e ricevere aiuto dai servizi di emergenza in modo efficace indipendentemente da dove si trovino nell'Unione europea. Serve anche promuovere l’uso del 112 con campagne locali in tutti gli stati membri. Un evento di grande attrattiva com EURO 2020, il campionato europeo di calcio, non poteva essere una buona occasione di promozione di questo numero salva-vita?
Fonti:
Numero di emergenza unico europeo. www.112.gov.it
European Commission. 2020 Report on the on the effectiveness of the implementation of the European emergency number ‘112’. 18th december 2020