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Il punto di vista di un medico sul Favipiravir

In queste ultime ore si sta parlando molto del Favipiravir (Avigan), soprattutto a causa del video di un farmacista diffuso tramite i social nel quale se ne celebrano i presunti effetti nei pazienti affetti da COVID-19. Vi riportiamo l'analisi del Dr. Adolfo Mazzeo.

Non esistono evidenze scientifiche a supporto dell’efficacia del Favipiravir nei pazienti COVID-19

In queste ultime ore si sta parlando molto del Favipiravir (Avigan), soprattutto a causa del video di un farmacista diffuso tramite i social nel quale se ne celebrano i presunti effetti nei pazienti affetti da COVID-19. Il Dr. Adolfo Mazzeo, specializzando in neurologia, analizza criticamente gli studi scientifici in corso sull’utilizzo del farmaco tanto dibattuto.

In poche parole

A mio parere gli studi in corso, ad oggi, non dimostrano benefici reali del composto in questione né tantomeno sono stati svolti in maniera metodologicamente trasparente, così da permettere l’uso del farmaco. Vi invito a non pensare “anche se gli studi non lo dimostrano, in questa situazione critica lo si può prescrivere lo stesso”, perché questi ragionamenti sono pericolosi. I farmaci possono avere effetti collaterali, anche molto gravi, soprattutto se non sono stati studiati accuratamente prima.

Note di carattere generale

Il Favipiravir è un analogo nucleosidico che compete con la RNA-polimerasi RNA-dipendente del virus. Questa proteina è una delle armi che il virus ha a disposizione per replicarsi nelle nostre cellule (ma non l’unica). Essa è simile in molte famiglie di virus, motivo per cui questa molecola potrebbe avere un effetto antivirale su molti virus.
Su PubChem si possono trovare maggiori informazioni dal punto  di vista chimico.
Questa molecola è stata testata per l’influenza e per l’Ebola, ma al momento non è chiaro se sia efficace in tali malattie. Ad oggi, il farmaco non è approvato, né in Europa né negli Stati Uniti. Non ho trovato sul web alcuna conferma sul fatto che il farmaco venga usato in Giappone. Su questo articolo del Guardian viene invece menzionato che sia stato approvato in Cina.
Il Favipiravir è stato testato in pazienti affetti da COVID-19. Lo studio più citato in queste ore Experimental Treatment with Favipiravir for COVID-19: An Open-Label Control Study però è, a mio parere, metodologicamente non è idoneo per dirci che l'Avigan sia un farmaco miracoloso che possa prevenire davvero il ricovero dei pazienti in terapia intensiva.

Una guarigione del 91%

Lo studio “Experimental Treatment with Favipiravir for COVID-19: An Open-Label Control Study” è stato condotto in CIna. Sono stati reclutati pazienti in cui la malattia non era grave e sono stati assegnati a due gruppi, gruppo A o gruppo B.

  • Gruppo A: 35 pazienti che hanno assunto interferone per areosol + Avigan.  
  • Gruppo B: 45 pazienti che hanno assunto interferone per areosol + Kaletra.

Questi pazienti sono stati scelti in maniera non randomizzata, ovvero un ricercatore ha deciso quale paziente includere in quale gruppo.
Gli studiosi hanno confrontato quindi i 2 gruppi, seguendoli nel tempo. Hanno valutato due parametri da loro scelti per identificare la “guarigione”, ovvero la presenza del virus nell’organismo tramite tampone e l’aspetto dei polmoni alla TC. Per quel che riguarda la presenza di virus nell’organismo, nel gruppo A (Avigan) il virus è scomparso dall’organismo in media 7 giorni prima rispetto al gruppo B (tale differenza era statisticamente significativa).
In merito all’aspetto dei polmoni alla TC, i ricercatori hanno dato un punteggio all’aspetto dei polmoni da 0 (normale) a 72 (completamente alterato) prima di iniziare il farmaco e dopo 14 giorni. Hanno considerato come miglioramento qualsiasi punteggio inferiore rispetto al basale. A 14 giorni, nel gruppo A vi era un miglioramento in 32 pazienti su 35 (91%, quel dato famoso di cui sopra) e nel gruppo B vi era un miglioramento in 28 pazienti su 45 (62%). Gli effetti collaterali erano maggiori nel gruppo B.

Questa la mia analisi.

  • Gli outcome usati per valutare l’efficacia farmaco (scomparsa del virus e aspetto alla TC) non sono idonei a scoprire se il farmaco è efficace. Per stabilire infatti se un farmaco del genere è utile per la COVID19 dobbiamo sapere come stanno i pazienti, dobbiamo capire se quel farmaco impedisce che i pazienti si aggravino, necessitando quindi di ricovero. Noi da questo studio non sappiamo come stiano i pazienti trattati. Non sappiamo se i pazienti del gruppo A (Avigan) non hanno necessitato di intubazione o di ossigeno, che è quello che in fondo ci importa.
  • Sapere come cambia la TC dei pazienti non serve molto, perché sappiamo che esistono pazienti in cui la TC è alterata (anche molto) ma comunque non manifestano sintomi gravi che necessitino di ricovero. Inoltre con “miglioramento” hanno considerato qualsiasi riduzione rispetto al valore basale (anche di 1 sola unità!).
  • Sapere che il virus venga eliminato più rapidamente potrebbe invece essere utile, però anche qui non sappiamo se i pazienti che eliminano il virus sono anche gli stessi pazienti che stanno meglio. Magari ci sono pazienti in cui il tampone diventa negativo ma comunque stanno male. Non sapendo nulla di come stiano i pazienti dei due gruppi (perché i ricercatori hanno deciso di non valutare tale aspetto), non sappiamo se effettivamente sia utile.
  • I pazienti non sono stati randomizzati. La randomizzazione è lo strumento che, in ricerca scientifica, ci permette di ridurre al massimo l’effetto del caso quando diamo una terapia perché funge da “livella”. Infatti, essendo i pazienti selezionati da un essere umano (il ricercatore) per errore potrebbero essere stati selezionati nel gruppo A, pazienti che avevano già per le loro caratteristiche più probabilità di guarire.
  • I pazienti inclusi in questo studio sono giovani (max 61 anni) che sono i pazienti che già sappiamo tendono a guarire spontaneamente, senza avere necessità di ricovero (anche se, purtroppo, non sono esclusi dal necessitare la terapia intensiva).

Esiste anche un secondo studio Favipiravir versus Arbidol for COVID-19: A Randomized Clinical Trial i cui risultati sono ugualmente non promettenti. La mia analisi completa è disponibile qui.

In conclusione

Ad oggi non abbiamo alcuna evidenza che Favipiravir sia così efficace come viene detto in queste ore. Potrebbe forse avere un ruolo, ma non esiste al momento alcuno studio che dimostri che sia così utile.

 

Fonte: Mazzeo A. Avigan - analisi di Adolfo Mazzeo