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Il punto sulle varianti di SARS-CoV-2

I virus cambiano costantemente attraverso la mutazione. Al momento sono state documentate in tutto il mondo varianti multiple di SARS-CoV-2, il virus che causa la COVID-19.

In tutto il mondo stanno circolando molteplici varianti del virus SARS-CoV-2

I virus cambiano costantemente attraverso la mutazione. È naturale aspettarsi che, nel tempo, si presentino nuove varianti di un virus. A volte le nuove varianti emergono e scompaiono. Altre volte, nuove varianti emergono e persistono. Al momento sono state documentate varianti multiple del virus che causa la COVID-19.

Nel Regno Unito è emersa Una variante (B.1.1.7) con un numero insolitamente elevato di mutazioni. Questa variante è stata poi rilevata in numerosi paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti e il Canada.
Un'altra variante di SARS-CoV-2 (B.1.351) è emersa in Sudafrica indipendentemente da B.1.1.7. Questa variante condivide alcune mutazioni con B.1.1.7. I casi attribuiti a questa variante sono stati rilevati al di fuori del Sudafrica.
Una variante ulteriore di SARS-CoV-2 (nota come P.1) è stata identificata in quattro viaggiatori provenienti dal Brasile, che sono stati sottoposti a test durante uno screening di routine all'aeroporto di Haneda, fuori Tokyo, in Giappone. Questa variante ha 17 mutazioni uniche, di cui 3 nel dominio di legame al recettore (RBD, Receptor Binding Domain) della proteina spike.
Gli studiosi stanno lavorando per saperne di più su queste varianti, per capire meglio quanto facilmente potrebbero essere trasmesse e quale possa essere l'efficacia dei vaccini attualmente autorizzati nei loro confronti. Al momento, non ci sono prove che queste varianti causino malattie più gravi o un aumento del rischio di morte. Nuove informazioni sulle caratteristiche virologiche, epidemiologiche e cliniche di queste varianti saranno disponibili nel prossimo periodo.

Varianti emergenti

Lineage B.1.1.7 (anche 20I/501Y.V1)
Questa variante ha una mutazione nel dominio di legame al recettore della proteina spike in posizione 501, dove l'aminoacido asparagina (N) è sostituito dalla tirosina (Y). L'abbreviazione di questa mutazione è N501Y. Questa variante ha anche diverse altre mutazioni, tra cui:

  • delezione 69/70: si è verificata spontaneamente molte volte e probabilmente porta ad un cambiamento conformazionale nella proteina spike
  • P681H: vicino al sito di clivaggio della furina S1/S2, un sito ad alta variabilità nei coronavirus. Questa mutazione è anche emersa spontaneamente più volte
  • codone di stop ORF8 (Q27stop): mutazione in ORF8, la cui funzione è sconosciuta.

Si ritiene che questa variante sia emersa per la prima volta nel Regno Unito a settembre 2020. Dal 20 dicembre 2020, diversi paesi hanno riportato casi della variante B.1.1.7, compresi gli Stati Uniti e il Canada. Questa variante è associata a una maggiore trasmissibilità (più efficiente e rapida). Attualmente non ci sono prove che suggeriscano che la variante abbia un qualche impatto sulla gravità della malattia o sull'efficacia del vaccino.

Lineage B.1.351 (noto come 20H/501Y.V2)
Questa variante presenta mutazioni multiple nella proteina spike, tra cui K417T, E484K, N501Y. A differenza del ramo B.1.1.7, questa variante non contiene la delezione 69/70.
Questa variante è stata identificata per la prima volta a Nelson Mandela Bay, Sudafrica, in campioni prelevati all'inizio di ottobre 2020. Da allora sono stati rilevati casi anche al di fuori del Sudafrica. La variante è stata identificata anche in Zambia alla fine di dicembre 2020, in quel momento sembrava essere la variante predominante nel paese.
Attualmente non ci sono prove che suggeriscano che questa variante abbia un impatto sulla gravità della malattia.
Ci sono alcune evidenze che indicano che una delle mutazioni della proteina spike, E484K, può influenzare la neutralizzazione da parte di alcuni anticorpi policlonali e monoclonali.

Lineage P.1 (noto anche come 20J/501Y.V3)
La variante P.1 è un ramo di B.1.1.28 che è stato segnalato per la prima volta dal National Institute of Infectious Diseases (NIID) in Giappone in quattro viaggiatori provenienti dal Brasile, sottoposti a screening di routine in aeroporto.
Il lineage P.1 contiene 17 variazioni di aminoacidi e 3 delezioni.
Questa variante contiene tre mutazioni nel dominio di legame al recettore della proteina spike: K417T, E484K e N501Y.
Ci sono prove che suggeriscono che alcune delle mutazioni nella variante P.1 possano influenzare la sua trasmissibilità e il suo profilo antigenico, che potrebbe influenzare la capacità degli anticorpi generati dopo una precedente infezione naturale o attraverso la vaccinazione di riconoscere e neutralizzare il virus.
Uno studio recente ha riportato un cluster di casi a Manaus, la più grande città della regione amazzonica, in cui la variante P.1 è stata identificata nel 42% dei campioni sequenziati dalla fine di dicembre. Si stima che, a partire da ottobre 2020, in questa regione sia stato infettato da SARS-CoV-2 circa il 75% della popolazione. Tuttavia, da metà dicembre la regione ha osservato un'impennata dei casi. L'emergere di questa variante fa temere un potenziale aumento della trasmissibilità o della propensione alla reinfezione.
Questa variante non è ancora stata identificata negli Stati Uniti.

Alcune delle potenziali conseguenze delle varianti emergenti

Capacità di diffondersi più rapidamente tra le persone. C'è già la prova che una mutazione, la D614G, conferisce una maggiore capacità di diffondersi più rapidamente rispetto al SARS-CoV-2 wild-type. In laboratorio, le varianti 614G si propagano più rapidamente nelle cellule epiteliali respiratorie umane, superando i virus 614D. Ci sono anche prove epidemiologiche che la variante 614G si diffonde più rapidamente dei virus senza la mutazione.
Capacità di causare malattie più lievi o più gravi nelle persone. Non ci sono prove che queste varianti di SARS-CoV-2 identificate di recente causino malattie più gravi di quelle precedenti.
Capacità di eludere il rilevamento da parte di test diagnostici specifici. La maggior parte dei test RT-PCR ha target multipli per rilevare il virus, quindi le mutazioni non dovrebbero avere un impatto rilevante.
Diminuzione della suscettibilità agli agenti terapeutici come gli anticorpi monoclonali.
Capacità di eludere l'immunità naturale o indotta dal vaccino. Sia la vaccinazione contro SARS-CoV-2 che l'infezione naturale producono una risposta "policlonale" che mira a diverse parti della proteina spike. Il virus avrebbe probabilmente bisogno di accumulare mutazioni multiple nella proteina spike per eludere l'immunità indotta dai vaccini o dall'infezione naturale.

Tra queste possibilità, l'ultima - la capacità di eludere l'immunità indotta dai vaccini - è probabilmente la più preoccupante. Quando gran parte della popolazione sarà vaccinata, ci sarà un’alta pressione selettiva, che potrebbe favorire e accelerare l'emergere di tali varianti selezionando i mutanti . Non ci sono evidenze che questo stia accadendo, e la maggior parte degli esperti crede che sia improbabile che si verifichino “fughe di mutanti” a causa della natura del virus.

 

Fonte: Centers for Disease Control and Prevention. Emerging SARS-CoV-2 Variants. Jan 15 2021