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Il rischio di trombosi legato alla COVID-19 (e ai vaccini)

Un gruppo di ricercatori ha evidenziato che il rischio di trombosi venosa cerebrale da COVID-19 è circa 100 volte maggiore del normale, diverse volte superiore a quella post-vaccinazione o che fa seguito all'influenza.

La COVID-19 determina un rischio di trombosi venosa cerebrale diverse volte maggiore rispetto agli attuali vaccini COVID-19

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Oxford ha evidenziato che il rischio di trombosi venosa cerebrale in seguito all’insorgenza di COVID-19 è circa 100 volte maggiore del normale, diverse volte superiore a quella post-vaccinazione o che fa seguito all'influenza.

In base alle conoscenze attuali sappiamo che la trombosi venosa cerebrale (CVT, cerebral venous thrombosis) è stata segnalata in circa 5 persone su un milione dopo la prima dose del vaccino AZ-Oxford COVID-19 (conosciuto come AstraZeneca o Vaxzevria). Ma una domanda chiave era ancora senza risposta: qual è il rischio di CVT dopo una diagnosi di COVID-19?
Una nuova ricerca dell'Università di Oxford ha tentato di rispondere a questa domanda. La ricerca è attualmente in fase di preprint, quindi si tratta di un lavoro iniziale che non è stato ancora sottoposto a peer-review e non è pubblicato in una rivista.

Gli autori dello studio hanno contato il numero di casi di CVT diagnosticati nelle due settimane successive alla diagnosi di COVID-19, o dopo la prima dose di un vaccino. Hanno poi confrontato questi dati con le incidenze di CVT dopo l'influenza e nella popolazione generale.
Lo studio ha incluso un gran numero di soggetti: 513.284 che avevano avuto la COVID-19, 172.742 che avevano avuto l'influenza, e 489.871 che avevano assunto uno dei due vaccini a mRNA. I dati  provenienti dal database statunitense TriNetX sono abbastanza robusti, come dimostrato dagli intervalli di confidenza relativamente piccoli (25-60 casi di CVT per milione di casi di COVID-19. Da notare che i riferimenti ai rischi associati al vaccino AstraZeneca sono basati sui risultati dell'EMA, perché questo vaccino non è usato negli Stati Uniti.
Riportano che la CVT è più comune dopo COVID-19 rispetto ad uno qualsiasi dei gruppi di confronto, con il 30% di questi casi che si verificano in under 30. Rispetto agli attuali vaccini COVID-19, questo rischio è tra 8-10 volte superiore, e rispetto ai dati basali, circa 100 volte superiore.
Il confronto tra i casi riportati di CVT in pazienti COVID-19 e i casi di CVT in coloro cui è stato somministrato un vaccino COVID-19 è:

  • su oltre 500.000 pazienti COVID-19, la CVT si è verificata in 39 pazienti su un milione
  • su oltre 480.000 persone che hanno assunto un vaccino COVID-19 mRNA (Pfizer o Moderna), la CVT si è verificata in 4 su un milione
  • è stato segnalato che la CVT si verifichi in circa 5 soggetti su un milione di persone dopo la prima dose del vaccino AZ-Oxford COVID-19
  • rispetto ai vaccini mRNA, il rischio di CVT da COVID-19 è circa 10 volte maggiore
  • rispetto al vaccino AZ-Oxford, il rischio di CVT da COVID-19 è circa 8 volte maggiore

Tuttavia, tutti i confronti devono essere interpretati con cautela poiché i dati sono ancora in fase di acquisizione.

 

covid e trombosi.png
Incidenza di CVT (A) e PVT - Portal vein thrombosis (B) per milione di persone nelle due settimane dopo differenti eventi.
I numeri tra parentesi a destra di ogni barra rappresentano gli intervalli di confidenza al 95%.
credit: OSF

 

Il Prof. Paul Harrison ha detto: «Grazie a questo studio abbiamo raggiunto due conclusioni importanti. In primo luogo, la COVID-19 aumenta notevolmente il rischio di CVT, aggiungendosi alla lista dei problemi di coagulazione del sangue che questa infezione causa. In secondo luogo, il rischio determinato dalla COVID-19 è più alto di quello degli attuali vaccini, anche per i soggetti under 30. Questo dovrebbe essere preso in considerazione quando si valutano gli equilibri tra rischi e benefici della vaccinazione».
Secondo gli Autori questi dati devono essere interpretati con cautela, soprattutto perché quelli sul vaccino Oxford-AstraZeneca provengono dal monitoraggio EMA, mentre gli altri dalla rete di cartelle cliniche elettroniche statunitensi TriNetX. Tuttavia, secondo i ricercatori, è chiaro che la COVID-19 si leghi a disturbi della coagulazione, tra i quali la CVT e la trombosi della vena porta. Un elemento importante che richiede ulteriori ricerche è capire se la COVID-19 e i vaccini portino a CVT con lo stesso meccanismo o con uno differente.


Fonte: Taquet M, Husain M, Geddes JR, Luciano S, Harrison PJ. Cerebral venous thrombosis: a retrospective cohort study of 513,284 confirmed COVID-19 cases and a comparison with 489,871 people receiving a COVID-19 mRNA vaccine. OSF Website.