L’adrenalina migliora la sopravvivenza ma aumentano i danni neurologici
L'adrenalina aumenta la sopravvivenza in caso di arresto cardiaco, ma sembra mettere in pericolo la salute cerebrale. Questo suggerisce un recente studio controllato con placebo. L'adrenalina ha migliorato il tasso di sopravvivenza dei pazienti con arresto cardiaco, ma aumenta quello di gravi esiti neurologici.
In caso di arresto cardiaco, è fondamentale agire il più rapidamente possibile. Le manovre rianimatorie di base possono essere fatte da chiunque, mentre il supporto avanzato è di competenza medica. Oltre alla defibrillazione, all'intubazione e all’ossigenoterapia, la somministrazione di adrenalina parenterale è parte integrante dei protocolli ACLS. L'adrenalina causa vasocostrizione delle arteriole mediante l'azione sui recettori α-adrenergici, aumentando così la pressione diastolica e quindi le possibilità di una rianimazione efficace. Allo stesso tempo, però, l'alterazione della microcircolazione arteriosa può causare danni irreversibili al cervello. Inoltre, l'adrenalina attiva l'aggregazione piastrinica che può favorire la trombosi. Alcuni esperti suggeriscono quindi che gli effetti negativi dell’adrenalina siano maggiori di quelli positivi.
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Warwick in Inghilterra ha studiato l'impatto della somministrazione di adrenalina sulla sopravvivenza del paziente e sugli esiti neurologici in uno studio comparativo su larga scala, randomizzato, in doppio cieco. Lo studio PARAMEDIC2 ha coinvolto 8014 pazienti che hanno subito un arresto cardiaco extra-oespedaliero. Un mese dopo l’arresto, il 3,2% dei pazienti nel gruppo adrenalina era ancora vivo rispetto al 2,4% nel gruppo placebo. La somministrazione di adrenalina ha aumentato la probabilità di sopravvivenza del 47%. Anche dopo 3 mesi, il numero di persone vive era significativamente più alto nel gruppo di adrenalina (3% contro il 2,2%). In una seconda fase, gli studiosi hanno analizzato l'evoluzione neurologica dei pazienti. È stata usata la scala Rankin modificata, che valuta il grado di disabilità dopo un ictus. Lo studio ha evidenziato un maggior numero di pazienti con grave danno neurologico (31% contro il 17,8% nel gruppo placebo).
I risultati di questo studio indicano che l'uso di adrenalina per gli arresti cardiaci extra-ospedalieri ha come risultato tassi più elevati di ritorno della circolazione spontanea con conseguente maggiore tasso di sopravvivenza fino al ricovero in ospedale. C'è stato anche un piccolo ma significativo aumento della sopravvivenza a 30 giorni e a 3 mesi. Tuttavia, la proporzione di pazienti vivi con gravi deficit neurologici era più alta nel gruppo adrenalina.
I dati dello studio mostrano che la somministrazione di adrenalina durante la rianimazione ha aumentato la sopravvivenza del paziente. Il valore NNT (number needed to treat) per questi pazienti è 112 (bisogna trattare 112 pazienti perché uno ne tragga beneficio). La rianimazione cardiopolmonare precoce (NNT 15) e la defibrillazione precoce (NNT 5) hanno un impatto migliore.
Fonti: Tim Hollstein. Fragliche Wirkung von Adrenalin bei Reanimation. Esanum.de. 16 oct 2018
Perkins GD, Ji C, Deakin CD, Quinn T, Nolan JP, Scomparin C, Regan S, Long J, Slowther A, Pocock H, Black JJM, Moore F, Fothergill RT, Rees N, O'Shea L, Docherty M, Gunson I, Han K, Charlton K, Finn J, Petrou S, Stallard N, Gates S, Lall R; PARAMEDIC2 Collaborators. A Randomized Trial of Epinephrine in Out-of-Hospital Cardiac Arrest. N Engl J Med. 2018 Aug 23;379(8):711-721. doi: 10.1056/NEJMoa1806842.