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Il volo dei gabbiani

Il Dr. Angelo Bianco scrive una riflessione sull'ineluttabilità della vita e sulla necessità di impegnarsi ad apprezzare ogni singolo attimo. Prima che la malattia arrivi e consumi il tempo che immaginavamo di avere davanti a noi.

Non avevo mai osservato il volo dei gabbiani, mai con l’attenzione che dura più di un attimo che è, sempre, distratto da altro. Ieri... Ieri hai sempre fretta di fare dell’altro.
Quante volte l’ho sentito dire «Dottore ma come è possibile, io fino a ieri stavo bene». Succede, invece, che una mattina ti svegli e hai ancora male alla pancia e quello che guardi nello specchio riflesso ha qualcosa che non ti somiglia. Pensi: «No, non sarà niente. Domani vado dal dottore, faccio un esame, sarà solo un'influenza, è lo stress, saranno state le cozze che ho mangiato ieri». E, invece, la vita ti è cambiata, non sei più tu ed era solo ieri quando eri solo a dire «Lo farò domani, c’è tempo», Adesso, invece, ti fa compagnia la paura della malattia e il pensiero del domani. Avrai ancora tempo?

Oggi ero a San Terenzo, sul mare. Sole, è una giornata invernale atipica, come sta capitando spesso. Allegra e Dudi giocano a palla sulla spiaggia. Io mi siedo su un gradino, appoggio la schiena, mi arrendo alla sabbia nelle scarpe e ovunque e mi concedo al silenzio della mente. Non sta capitando spesso.
Sfido i raggi, ma gli occhi non si chiudono alla stanchezza. Si spalancano, invece, alla bellezza che non t’aspetti: è il volo dei gabbiani. È un volo perfetto, è uno sbattere di ali sempre più potente, alternato al volo che ha le ali ferme, sino a precipitarsi poi giù in picchiata sul mare a caccia di cibo, in lotta con gli altri. È un ritratto meraviglioso della natura e io, fino ad ieri, non lo avevo mai osservato.

>Facevo lo specializzando a Torino. Sto raccogliendo l’anamnesi di un uomo che opereremo per una stenosi carotidea, È obeso. Mi racconta quanto gli piaceva svegliarsi nel cuore della notte per aprire il frigorifero e mangiare ogni cosa mi facesse gusto. E gli faceva gusto ogni cosa. «Non mi importava ingrassare, non ci facevo caso. Poi ho smesso, ho perso 30 kg». La mia domanda adesso è curiosità, non è più solo anamnesi.
«Quando ha smesso?».
«Quando ho avuto l’infarto. Prima, ieri, stavo bene».

I gabbiani si contendono il cibo anche in volo. Chi ha qualcosa che gli spunta dal becco è rincorso dagli altri e lui cerca di sfuggire, continuando a cambiare sempre traiettoria, poi all’improvviso molla la presa e tutti si precipitano giù in acqua. Adesso è una battaglia d’acqua, di sopravvivenza.
Ieri è successo ancora. Non è solo un paziente, è un amico, un medico, un uomo sano. Mai avrebbe pensato che avrebbe mollato la presa, volava veloce, non aveva paura di cadere. Non beve, non fuma, fa sport. Era ieri. Oggi è in acqua, è iniziata la sua battaglia.
Allegra e Dudi hanno smesso di giocare, comincia a far freddo, Pia è perentoria, è ora di ritornare a casa. Faccio fatica a tirarmi su. Anche i gabbiani hanno smesso di volare, adesso riposano sull’acqua e io non ho più voglia di pensare a quello che farò domani.  Oggi ho ancora un sacco di altre cose da vivere.