Oggi, sempre più spesso, i medici, soprattutto quelli che lavorano sul territorio, si trovano davanti a pazienti con sintomi suggestivi di COVID-19 che chiedono una seconda consulenza, perché hanno già ricevuto un primo parere dal gruppo Facebook, dal virologo onnipresente in TV, dall’amico salumiere che però è informato.
Ci siamo allora chiesti quale sia la situazione di questi medici, che da oltre un anno e mezzo, ininterrottamente, si stanno impegnando per far fronte alla gestione della pandemia, tra questioni cliniche (diagnosi, monitoraggio dei sintomi, terapie, consulenze telefoniche) e amministrative (quarantene, contact tracing, campagna vaccinale). Stiamo parlando essenzialmente dei Medici di Medicina Generale (MMG) e dei Pediatri di Libera Scelta (PLS), gli stessi medici che, spesso e volentieri, sono il bersaglio facile dei mass-media, con ovvie conseguenze sull’opinione pubblica. Medici che non visitano i pazienti, medici che non prescrivono certificati, medici che vogliono togliere libertà alle persone tracciando i contatti stretti dei pazienti COVID-19, medici che non prescrivono le terapie lette su Internet.
Vogliamo provare a fare una fotografia della situazione tramite un questionario che ha l’intento di rilevare alcuni aspetti della vita professionale dei Medici che operano sul territorio, con particolare attenzione alle dinamiche della relazione medico-paziente legate alla pandemia di COVID-19.
L'obiettivo è quello di far emergere dati riguardanti la situazione lavorativa dei MMG e dei PLS, la percezione personale e dei pazienti dell'attività di cura svolta dai medici, l'influenza della comunicazione dei media sulla pratica clinica quotidiana.
Infatti, mai come in questo ultimo anno e mezzo la Medicina è stata messa sotto i riflettori e, grazie ai potenti mezzi comunicativi della nostra epoca, dibattuta da un vastissimo numero di persone. Medici, infermieri, politici, ma anche avvocati, panettieri e giardinieri. La pandemia di COVID-19 ha portato il tema della salute nei bar e sui social network, al mercato e in televisione. Anche con gli amici si chiacchiera di test antigenici, anticorpi, proteine Spike, RT-PCR e di quanto fino a un paio d’anni fa stava solo sui libri di microbiologia e tra le conoscenze degli esperti.
Gli esiti di questo fenomeno sono contraddittori, soprattutto perché le informazioni, grazie al web, viaggiano velocissime e si fatica a verificarle. Ma anche quando vengono verificate e identificate come fake news, continuano a viaggiare e a diffondersi. Il vocabolario Treccani parla in questo caso di infodemia: circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili (Vocabolario Treccani).