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La circoncisione va inserita nei LEA?

A Genova un neonato di un mese e mezzo è morto in seguito a una circoncisione fatta in casa. Non è la prima tragedia e, sfortunatamente, non sarà l’ultima a meno di impedire che l’intervento chirurgico venga praticato da personale non sanitario in condizioni di scarsa igiene, sostiene la FNOMCEO.

La FNOMCEO chiede che la circoncisione sia a carico del SSN

A Genova un neonato di un mese e mezzo è morto in seguito a una circoncisione fatta in casa. Non è la prima tragedia e, sfortunatamente, non sarà l’ultima a meno di impedire che l’intervento chirurgico venga praticato da personale non sanitario in condizioni di scarsa igiene, sostiene la FNOMCEO, che chiede di inserire la circoncisione nei livelli essenziali di assistenza.

La circoncisione consiste nella rimozione chirurgica del prepuzio. È prevista dalla legge ebraica ed è una pratica consolidata nell’Islam. Storicamente poco diffusa Europa, è sempre stata molto più frequente in Africa, negli Usa e nel Sud-est asiatico. I dati scientifici che abbiamo a disposizione sull’argomento non sono ancora sufficienti per prendere una posizione definita sulla circoncisione eseguita per prevenire alcune patologie. Nel mondo occidentale le condizioni igieniche sono generalmente soddisfacenti e non sembra esserci un reale vantaggio nel praticare la circoncisione a tutti i neonati.

In Italia è legalmente ammessa, ma il sistema sanitario nazionale la riconosce solo se eseguita per ragioni mediche (ad esempio per fimosi) e non se fatta per motivazioni culturali o religiose. Da qui nasce il problema delle circoncisioni “fatte in casa” o in ambienti non sterili, con gravi rischi chirurgici e infettivi, fino ad arrivare al caso del neonato morto due giorni fa per un'emorragia causata da una circoncisione fatta in casa a Quezzi, quartiere collinare alla periferia di Genova. La madre e la nonna del piccolo, nigeriane, sono state arrestate per omicidio preterintenzionale insieme al connazionale 34enne, che avrebbe praticato materialmente l'operazione in mattinata. Non è il primo caso registrato di recente in Italia. Solo una settimana fa, due decessi per dissanguamento in provincia di Reggio Emilia hanno scatenato la caccia al presunto chirurgo. Stessa sorte toccò lo scorso dicembre, vicino Roma, a un bambino africano di 2 anni.

La FNOMCEO chiede che la circoncisione sia inserita nei LEA (livelli essenziali di assistenza) o, in subordine, di approvare una legge ad hoc affinché sia accessibile a chi la richiede in strutture pubbliche e private, nei primi mesi di vita del bambino, e a costi calmierati.
“La situazione sta diventando drammatica” interviene il Presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli. “L’unica soluzione possibile è dare a tutte le famiglie presenti in Italia la possibilità di effettuare questo vero e proprio intervento chirurgico in ambiente sterile e per mano di personale qualificato, chirurghi e anestesisti pediatrici, a carico del Servizio Sanitario Nazionale, pagando un ticket”.
Sono molti i bambini che rimangono gravemente menomati da pratiche eseguite in condizioni igieniche precarie, e non da medici. Delle circa 5.000 circoncisioni rituali effettuate in Italia, infatti, almeno il 35% sono praticate infatti nei circuiti clandestini. Senza contare le altre 6.000 eseguite nei paesi d’origine da cittadini che vivono stabilmente in Italia.


Fonte: Ufficio Stampa Fnomceo - https://portale.fnomceo.it