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La nascita del servizio di emergenza sanitaria francese

In Francia le prime ambulanze con medico, che rispondevano ad un numero di telefono dedicato, si ebbero alla fine degli anni '60. Prima, il trasporto in ospedale era affidato a mezzi di fortuna e cure improvvisate.

La storia di Louis Serre e del SAMU (Service d'aide medicale d'urgence)

In Francia le prime ambulanze con medico a bordo, che rispondevano ad un numero di telefono dedicato, si ebbero solo alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso. Prima di allora, il trasporto in ospedale era affidato a mezzi di fortuna e cure improvvisate.

Jean-Claude Deslandes è anestesista e fondatore della rivista Urgence Pratique dedicata agli operatori dell'emergenza. Jean-Claude è specializzato in medicina tropicale e medicina delle catastrofi. Ha svolto diverse missioni con Medici senza frontiere ed è stato anche colonnello medico nei vigili del fuoco. Ora si dedica alla scrittura, con due libri al suo attivo (1).

Il 1° maggio 1967 arrivò una chiamata al 72 00 00 per segnalare un incidente stradale a Montpellier. Dopo un minuto, un'ambulanza del Servizio Mobile di Emergenza e Rianimazione dell'Hérault, SMUR 34, lasciò l'ospedale di Saint-Eloi e si recò sul posto con un medico a bordo.
Questo evento, che oggi può sembrare banale, è in realtà storico. Fu allora che, per la prima volta in Francia, un'operazione di salvataggio era "medicalizzata" e rispondeva a una chiamata ricevuta su un numero di telefono appositamente dedicato. Questo grande progresso, che consisteva nello “spostare l'ospedale vicino al paziente”, rivoluzionerà il servizio di soccorso fornendo le migliori cure nel posto giusto al momento giusto. Questo concetto, che venne adottato in tutto il mondo, nacque da un uomo di Montpellier dal cuore grande e dalle eccezionali capacità mediche, il Professor Louis Serre.

Dai polmoni d’acciaio ai primi ventilatori

Quello che ora sembra ovvio è in realtà il punto di arrivo di una lunga storia. La storia cominciò con un'epidemia di poliomielite che colpì l'Europa a cavallo degli anni '50 del secolo scorso. Questa malattia virale causa una paralisi muscolare che, a seconda della sua localizzazione, può essere responsabile di gravi problemi respiratori. All'epoca non esistevano ventilatori per supportare la respirazione. I pazienti che soffrivano di insufficienza respiratoria venivano messi in un macchinario da cui usciva solo la testa del paziente e in cui la respirazione veniva facilitata da una pressione negativa, il polmone d’acciaio. Questo sistema era efficace solo per l'insufficienza respiratoria lieve. L'altra soluzione era quella di ventilare manualmente, con palloncini collegati a una maschera facciale, come si fa in sala operatoria per i pazienti sotto anestesia.
Un ingegnere svedese, Carl Gunnar Engström, sviluppò in quel periodo i primi veri ventilatori meccanici e la Francia acquistò alcuni apparecchi. Louis Serre, anestesista rianimatore a Montpellier, fu incaricato di trasportare alcuni pazienti negli ospedali con questi ventilatori. Per la prima volta in campo civile, un medico assistiva in ambulanza un paziente critico che necessitava di supporto respiratorio.

L’epidemia di incidenti stradali

Nel decennio successivo, un'altra "epidemia" colpì la Francia, quella degli incidenti stradali. Quasi 15.000 morti e 300.000 feriti all’anno erano il pedaggio pagato dall'aumento del tenore di vita e dall'acquisto di automobili, diventate accessibili ad un grande numero di persone. Questo tasso di mortalità era il risultato di diversi fattori associati tra loro: il modo in cui all’epoca venivano progettate le auto, la mancanza di cinture di sicurezza e l'assenza di qualsiasi limite di velocità.
Ma il tasso di mortalità era anche attribuibile al fatto che il trattamento delle vittime della strada era totalmente inadeguato alla loro condizione. I vigili del fuoco, la maggior parte dei quali volontari, facevano del loro meglio - ma la loro formazione sul primo soccorso era, nella migliore delle ipotesi, rudimentale. Per i feriti che sopravvivevano all'incidente, il trasporto senza alcun trattamento, se non qualche benda, era accompagnato da mille sofferenze, su furgoni sconnessi, modificati rispetto al loro scopo originale, che li destinava ai contadini o agli artigiani. Quando arrivavano in  ospedale, i feriti venivano messi su una barella e affidati alle cure di un infermiere o di un tirocinante che li visitavano prima di chiamare il medico di turno. Quando si tratta di vittime della strada, nella società prevale una sorta di fatalismo.
 

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Prof. Louis Serre

«Portons l’art médical du pied de l’arbre au bloc opératoire»

Louis Serre fu uno dei primi a battersi contro le morti evitabili, il dolore immotivato e l'atteggiamento attendista dei medici ospedalieri. Aveva visto suo padre, medico nelle Cévennes [catena montuosa della Francia meridionale], uscire giorno e notte per assistere a un parto, per dare qualche pillola salvavita a un cardiopatico scompensato, per ridurre una frattura, per iniettare morfina a un paziente in fin di vita. E lui, il rianimatore dell'ospedale, era costretto ad aspettare in reparto per dare cure e alleviare la sofferenza fino a tardi, spesso troppo tardi. Questo era per lui insopportabile. Nella primavera del 1966 prese l'iniziativa di organizzare una riunione nell'ufficio del dottor Bourret all'ospedale di Salon-de-Provence, un punto nevralgico del traffico stradale stagionale (2). Venne invitato Louis Lareng, un anestesista di Tolosa. Fu in questa riunione che Louis Serre propose l'idea innovativa di "medicalizzare" il trasporto delle vittime di incidenti stradali, nello stesso modo in cui era stato "medicalizzato" il trasporto dei malati di poliomielite. Tutti approvarono l’idea.
Louis Serre usava spesso questa frase: "Portiamo la medicina dai piedi degli alberi fino alla sala operatoria”. Con queste poche parole, passate ai posteri, definì un concetto rivoluzionario, quello di portare il medico fuori dall'ospedale per prestare assistenza sul luogo stesso dell'incidente e poi accompagnare la vittima verso il migliore luogo di cura.

In un piccolo angolo della sacrestia

Restava da mettere in pratica questa idea. Una delle prime difficoltà fu quella di convincere gli altri colleghi dell'ospedale che, per abitudine o forse perché non avevano avuto loro l’idea di questo progetto, erano inizialmente contrari al fatto che i medici lasciassero l'ospedale per lavorare in campagna o nelle zone periferiche.
Louis Serre dovette lottare anche per trovare dei locali disponibili. La situazione era tale che solo il cappellano dell'ospedale Saint-Eloi si rese disponibile offrendo un angolo della sacrestia per ospitare i primi medici in servizio. Si dice, ma si tratta sicuramente di pettegolezzi, che, poiché le notti erano lunghe e i turni di guardia erano misti, nonostante la natura sacra dei locali, non mancarono effusioni amorose. Se questo è successo, non sembra che il dio delle emergenze se ne sia preoccupato troppo.
L'entusiasmo di Louis Serre, la sua capacità di persuasione e la solidità delle sue idee, alla fine conquistarono anche le persone più ostili. Chi ha conosciuto "Louis", come voleva essere chiamato, quest'uomo tanto semplice quanto generoso, lo ricorda per le sue qualità non comuni di maestro e il suo luminoso senso clinico. Insegnava medicina d'urgenza come parlavano i filosofi greci nell'agorà (3). Con lui tutto sembrava semplice. Sulla sua scrivania c'era un modello semplificato che mostrava come liberare le vie aeree superiori con un solo movimento ed evitare l'asfissia, la principale causa di morte dei pazienti in coma.
Per garantire che queste ambulanze medicalizzate fossero realmente disponibili per tutta la popolazione, Louis Serre riuscì a convincere le autorità sanitarie a creare un numero di telefono speciale, facile da ricordare. Questo era il famoso 72.00.00. Prefigurava il "15", poi adottato dai SAMU, di cui Louis Serre rimane storicamente il primo "capo". Nella sua mente, inoltre, l'acronimo "SAMU" non significava Service d’aide médicale urgente, ma Système d’aide médicale urgente. Fin dagli esordi, volle includere in questa organizzazione i medici di medicina generale che, dopo una formazione specifica, avrebbero potuto intervenire prima dell'arrivo di uno specialista ospedaliero. Louis Serre non aveva dimenticato il ruolo di questi medici che, come suo padre, sapevano mettersi a disposizione dei loro pazienti. Attivati dallo stesso numero di chiamata dello SMUR (Service Mobile d'Urgence et Reanimation) dell'ospedale, questi medici divennero ancora più efficienti, facendo parte di un servizio medico completamente integrato, che garantiva assistenza dal luogo più isolato fino all'ospedale.
 

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Le prime ambulanze SIMUR (credit: DR)

Da Montpellier a tutta la Francia

Fu così che Montpellier divenne la prima città in Francia ad avere un servizio medico di emergenza extra-ospedaliero organizzato ed operativo 24 ore al giorno. Tolosa seguì subito dopo le orme di Montpellier. Questi due servizi pienamente attivi dimostrarono, quotidianamente, la solidità del concetto e i vantaggi di spostare i medici più vicini al paziente. Quella che sembrava essere un’idea dettata dal senso comune venne così provata in modo scientifico. Grazie a procedure mediche specialistiche eseguite in fase precoce si salvarono molte vite. Ma anche, e questo aspetto non era meno interessante, le persone con politrauma beneficiavano di un trasporto infinitamente meno doloroso grazie all'iniezione di potenti analgesici.
Dopo che venne dimostrata la loro utilità per il soccorso delle vittime di incidenti stradali, questi nuovi "medici fuori dalle mura" furono anche, abbastanza logicamente, inviati a soccorrere pazienti affetti da patologie mediche acute, cardiache o di altro genere. Anche qui, con gli stessi benefici. La strada era aperta per una salutare generalizzazione del sistema.
Louis Serre fu anche un pioniere nell'uso degli elicotteri di salvataggio. Le prime macchine del suo reparto furono prestate dall'Aviazione dell'esercito francese (Alat). Permisero di raggiungere le vittime in luoghi isolati e remoti, e quindi di offrire, un'idea cara a "Louis", "le stesse opportunità di cura a tutti in tutte le parti del paese".
Louis, il "padre" di tutti i medici che vanno dove c'è bisogno, riposa dall'11 novembre 1998 nel piccolo cimitero di Saint-Laurent-le-Minier, nel cuore di una regione delle Cévennes tanto cara al suo cuore. Alcuni vecchi "medici d'emergenza", consapevoli di ciò che gli devono, passano ogni tanto a salutarlo.
 

Note:
1- Docteur j'ai peur ! (2017) e D’un continent, l’autre - de larmes et d’espoir (2020).
2- Salon-de-Provence si trova all'incrocio tra la strada nazionale 7 da Parigi e la strada che collega Italia e Spagna.
3 - Piazza pubblica dove i greci discutevano.