Il medico burocrate (ci mancava il Green Pass) Logo of esanum https://www.esanum.de

Il medico burocrate (ci mancava il Green Pass)

Una riflessione sul gravoso carico di lavoro amministrativo che i medici italiani sopportano e che rischia di focalizzare eccessivamente tempo ed energie, distogliendole dall’assistenza ai pazienti.

Medici sempre più oberati da compiti amministrativi e con sempre meno tempo per i pazienti

Il Dottor Carlo B., medico rianimatore presso un ospedale sede di D.E.A. di I Livello dell’Emilia Romagna, ci scrive alla fine del suo primo giorno di guardia dopo le vacanze. La riflessione, che riteniamo opportuno condividere, riguarda il gravoso carico di lavoro amministrativo che i medici italiani sopportano e che rischia di focalizzare eccessivamente tempo ed energie, distogliendole dall’assistenza ai pazienti. Una riflessione da portare a chi, nel prossimo periodo, dovrà organizzare il sistema sanitario.

Primo turno di guardia dopo dieci giorni di vacanza. È sempre faticoso ricominciare, soprattutto dopo un anno e mezzo di lavoro massacrante, durante il quale, a spanne, ho accumulato ore di straordinario (non pagato) che potrebbero tranquillamente consentirmi di stare a casa nei prossimi due anni senza sentirmi in colpa.
La novità è che da qualche giorno i parenti possono nuovamente far visita ai loro cari ricoverati. Detto tra noi, dall’inizio della pandemia i parenti in reparto non mi sono mancati affatto. Nella mia esperienza personale, sono davvero pochi i visitatori che, con la loro presenza, danno un significativo contributo alle cure. Ma non è la mia opinione sulle visite dei parenti che voglio condividere con voi Colleghi questa sera.

Al termine di una giornata tosta, vorrei condividere un po’ di frustrazione per l’altra novità del rientro dalle vacanze: il controllo del green pass dei parenti in visita. La mail della direzione sanitaria dice che il medico di guardia è responsabile degli accessi in reparto, verificando il possesso di green pass da parte dei visitatori e la corrispondenza tra green pass e identità di chi lo presenta. Il primo controllo viene fatto in portineria, un secondo controllo deve essere fatto da noi medici. È evidente che, ancora una volta, la direzione sanitaria dimostri di non avere idea delle condizioni nelle quali lavoriamo, soprattutto di questi tempi. Il controllo dei green pass dei visitatori probabilmente non porterà via più di una decina di minuti, è vero. Ma i colleghi ospedalieri, soprattutto quelli dei dipartimenti di emergenza e urgenza, sanno benissimo che spesso qualche minuto non c’è. La direzione sanitaria, invece, pare non saperlo. Oppure dimenticarlo.

Sono un medico specialista, ho accumulato esperienze e competenze in oltre dieci anni di pratica clinica, congressi, convegni, meeting, corsi, aggiornamenti, “studio matto e disperatissimo”. Davvero in ospedale non esiste nessun altro che possa fare il controllo dei documenti all’ingresso del reparto? Il mio lavoro dovrebbe essere quello di curare i malati, invece mi trovo spesso occupato in faccende che nulla c’entrano con la clinica. Se i medici devono occuparsi di organizzare i turni del reparto, di rispondere al telefono del reparto, di organizzare trasferimenti e trasporti, di registrare gli accessi in reparto, chi cura i malati? Parlo di medici, ma probabilmente anche gli altri operatori sanitari sono vittime dello stesso sistema, nel quale il supporto gestionale e amministrativo all’attività clinica non esiste. Supporto che potrebbe davvero cambiare in meglio la qualità delle cure date ai pazienti.
Invece siamo gravati di compiti che non dovremmo svolgere e per i quali spesso non siamo nemmeno preparati. Il tempo impiegato in quella che chiamiamo volgarmente “burocrazia” è esorbitante. Chiaro che alcuni compiti amministrativi possano essere delegati a noi, magari per praticità, ma il carico di lavoro estraneo alla medicina è estremamente elevato. Può essere il mio collega appassionato di fotografia a scattare le foto ai membri del reparto per togliere dal sito dell’ospedale quei quadrati verdi col punto di domanda accanto ai nostri nomi? Può essere l’altro collega nerd ad inventarsi un sistema per organizzare i dati e le statistiche del reparto? No, non può funzionare così. Perché siamo medici, sappiamo fare i medici, tutto il resto è hobby o improvvisazione. Ed un ospedale ha bisogno di competenze e conoscenze in tutti gli ambiti, non solo in quelli clinici, per essere valido ed offrire servizi di qualità.

Alcuni grandi ospedali, poli universitari, hanno risolto la questione delegando le varie incombenze amministrative ai tirocinanti o agli specializzandi. Gli ospedali medio-piccoli, invece, contano sulla buona volontà e sulle capacità dei loro medici. La coperta è troppo corta, per gestire un reparto servono altre figure professionali che facilitino il lavoro dei sanitari.
Stamattina ho timbrato alle 8, sono uscito dal reparto alle 21.55. Credo, esagerando, di aver dedicato alla clinica la metà delle ore di lavoro. Il resto l’ho passato tra telefonate varie per organizzare il trasferimento di un paziente, giocare a Tetris con i turni per tamponare la malattia di un collega, trascrizione di dati da carta a database e da database 1 a database 2 (perché i due sistemi informatici non si parlano), stesura di lettere di trasferimento, chiusura di SDO, recupero della firma del tutore legale di un paziente per il consenso informato prima di eseguire una procedura. E poi il green pass, sì, ho anche fatto vigilanza per l’accesso al reparto...