Da una ricerca italiana arrivano nuove prospettive per una cura funzionale dell’HIV
La somministrazione di un farmaco basato sulla proteina Tat a pazienti in terapia antiretrovirale si è rivelata capace di ridurre drasticamente il “serbatoio di virus latente”. È questo il risultato del follow-up, durato otto anni e pubblicato sulla rivista “Frontiers in Immunology”, di pazienti immunizzati con il farmaco Tat messo a punto dal team guidato da Barbara Ensoli, Direttore del Centro Nazionale per la Ricerca su HIV/AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità.
Quasi 40 anni dopo la scoperta del virus, l’HIV/AIDS rimane purtroppo un’emergenza globale che colpisce soprattutto le fasce più povere e fragili della popolazione mondiale. A oggi, ben 40 milioni di persone nel mondo convivono con l’infezione da HIV, la metà delle quali senza ricevere alcuna terapia. La cura per HIV/AIDS richiede ancora molti sforzi, ingenti investimenti e strategie innovative per l’eradicazione del virus. Infatti, il virus HIV non può essere eliminato dalla terapia antiretrovirale (cART) perché persiste, senza replicarsi, in alcune delle cellule infettate in forma di DNA virale. Questa forma “silente” del virus (DNA provirale) costituisce un “serbatoio di virus latente” che rimane invisibile al sistema immunitario ed è inattaccabile dalla terapia cART. Il virus latente periodicamente si riattiva e comincia a replicarsi; pertanto, l’interruzione della cART determina inevitabilmente la ripresa dell’infezione. Di qui la necessità di assumere la terapia ininterrottamente per tutta la vita.
Uno studio italiano ha presentato pochi giorni fa i dati del monitoraggio clinico a lungo termine di 92 volontari cui è stata somministrata la proteina Tat (Trans-Activator of Transcription). Gli autori dello studio riportano che i volontari trattati con cART e con la proteina Tat hanno mostrato un forte calo del DNA provirale nel sangue, avvenuto con una velocità in media 4-7 volte maggiore di quella osservata in studi analoghi in pazienti trattati solo con cART. Nei volontari, inoltre, la riduzione del serbatoio di virus latente si è associata ad un aumento delle cellule T CD4+ e del rapporto delle cellule T CD4+/CD8+.
“È concepibile, pertanto – conclude la Dott.ssa Ensoli – che la somministrazione di Tat possa conferire ai pazienti la capacità di divenire “post-treatment controllers”, cioè di controllare il virus senza assunzione di farmaci per periodi di tempo la cui durata dovrà essere valutata con specifici studi clinici. Pertanto, i risultati dello studio aprono la strada a studi di interruzione programmata e controllata della terapia nei volontari in trattamento con cART e Tat, attualmente in corso di pianificazione proprio allo scopo di verificare questa ipotesi”.
Questi risultati rappresentano un importante passo avanti nella ricerca di una cura funzionale dell’HIV che, insieme alla prevenzione dell’infezione, è assoluta priorità della comunità scientifica internazionale.
Fonti: Ufficio Stampa dell’Istituto Superiore di Sanità. Il vaccino Tat contro l’HIV riduce il serbatoio di virus e apre una nuova strada per controllare l’infezione. CS N° 1/2019. 13 febbraio 2019
Sgadari C. Monini P, Tripiciano A, Picconi O, Casabianca A, Orlandi C, Moretti S, Francavilla V, Arancio A, Paniccia G, Campagna M, Bellino S, Meschiari M, Nozza S, Sighinolfi L, Latini A, Muscatello A, Saracino A, Di Pietro M, Galli M, Cafaro A, Magnani M, Ensoli F, Ensoli B. Continued Decay of HIV Proviral DNA Upon Vaccination With HIV-1 Tat of Subjects on Long-Term ART: An 8-Year Follow-Up Study. Front. Immunol., 13 February 2019 | https://doi.org/10.3389/fimmu.2019.00233