Due giorni fa vi informavamo del fatto che le scuole, in caso di sospensione delle attività didattiche dovuta al peggioramento della situazione epidemiologica, dovessero garantire la frequenza in presenza per i figli degli operatori sanitari e dei lavoratori che svolgono attività essenziali per la comunità. Abbiamo letto e condiviso con voi i diversi documenti a sostegno di questa informazione, tra cui la recente nota MIUR 343 del 4 marzo 2021, che andava a rafforzare il concetto che le famiglie composte da persone direttamente o indirettamente coinvolte nella gestione della pandemia avessero maggiori difficoltà nella gestione dei tempi e che si dovesse fare tutto il possibile per sostenerle e aiutarle (leggi qui il nostro articolo).
Tuttavia, In queste ultime 48 ore abbiamo ricevuto decine di testimonianze di medici e di altri operatori sanitari che si vedevano negare quanto prescritto dalle note ministeriali (e in Lombardia ribadito dal governo regionale) da vari dirigenti scolastici ed associazioni di categoria. Un fronte compatto a chiudere la porta in faccia alle famiglie che, più delle altre, da oltre un anno stanno facendo grandi sacrifici per la comunità. Sì, più delle altre. Medici, infermieri, OSS, inservienti, tutti in ospedale stanno dando il massimo, e le loro famiglie insieme a loro. Stesso discorso vale per i medici e gli operatori sanitari impegnati sul territorio. Senza dimenticare le forze dell’ordine e tutti quelli che lavorano perché la comunità possa reggere l’impatto di questa pandemia. Porte chiuse in faccia a tutti.
Oggi il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato una nota nella quale si elencano le situazioni di deroga alla sospensione della didattica in presenza, non citando più tra coloro che hanno diritto a frequentare la scuola in presenza “gli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione”. 24 righe in cui il Capo di Gabinetto del MIUR, Luigi Fiorentino, fa scomparire migliaia di famiglie e i loro bisogni.
Dopo un anno, siamo punto e a capo. Scuole chiuse e medici che in un mese hanno, quando va bene, due giorni di riposo. Le loro famiglie, i loro figli, sembrano non interessare alla comunità. Ma cosa succederebbe se i medici, per occuparsi dei propri figli, smettessero di occuparsi dei pazienti colpiti da coronavirus?
“Eppure ci chiamavate Eroi. Venivate sotto l’ospedale a fare il picchetto d’onore. Sventolavate il tricolore. Attaccavate arcobaleni ai cancelli”.