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Troppa confusione sui DPI

Mascherine chirurgiche, filtranti, con valvola o senza valvola, sono strumenti fondamentali per la protezione di se stessi e degli altri. Quali usare? La Dottoressa Susanna Borriero, specialista in Medicina del Lavoro, fa il punto della situazione.

Lavorare in sicurezza è un requisito di qualità e non una perdita di tempo e risorse

Le mascherine sono certamente tra i principali protagonisti di questa pandemia di COVID-19. Mascherine chirurgiche, filtranti, con valvola o senza valvola, sono strumenti fondamentali per la protezione di se stessi e degli altri. Quali usare? La Dottoressa Susanna Borriero, specialista in Medicina del Lavoro, fa il punto della situazione.

È strano come la COVID-19 abbia aperto le finestre anche su argomento che era lontano dalla gente comune e molto sottovalutato da noi medici sempre impegnati a risolvere i problemi dei pazienti senza badare troppo alla nostra sicurezza. Lavorare in sicurezza è un requisito di qualità e non una perdita di tempo e risorse come molti pensano. La medicina del lavoro è impegnata da sempre nella prevenzione nei luoghi di lavoro ed è quindi la disciplina medica che più delle altre conosce l’argomento Dispositivi di Protezione Individuale (DPI). Sfortunatamente l’emergenza COVID-19 ha mostrato il lato debole della prevenzione causando il contagio diffuso tra il personale sanitario che ha pagato un caro prezzo in vite umane. L’argomento è complesso ed è disciplinato da leggi, norme tecniche, linee guida e buone prassi, ma quello che alla fine interessa a chi è impegnato sul campo è comprendere la differenza tra i sistemi di protezione ed in particolare delle preziose e ambite mascherine. Provo quindi a riassumere.

Le mascherine chirurgiche

Le mascherine chirurgiche sono “presidi ad uso medico”, prodotti conformemente alla norma EN 14683. Sono destinate a limitare la trasmissione di agenti infettivi dal personale ai pazienti durante le procedure chirurgiche e altre attività mediche con requisiti simili. Una maschera facciale ad uso medico con una barriera microbica appropriata può anche essere efficace nel ridurre l'emissione di agenti infettivi dal naso e dalla bocca di un portatore asintomatico o di un paziente con sintomi clinici. Il requisito sterilità non è richiesto dalla EN 14683.

Le mascherine facciali filtranti

I facciali filtranti sono invece classificati come DPI. Nascono per l’industria e sono stati “adottati” da noi medici in questo frangente. I facciali per la protezione da microorganismi corrispondono a quelli per la protezione da aerosol solidi o liquidi e sono prodotti conformemente alla norma EN 149.
Il materiale con cui sono prodotti protegge da aerosol solidi o liquidi chi le indossa. I facciali sono poi classificati in base alla capacità di filtrazione (FFP1, FFP2, FFP3). Per i microrganismi sono indicate le FFP2 e le FFP3 e questa scelta dipende dalla concentrazione di aerosol alla quali prevedi di essere esposto. In un reparto di terapia intensiva con presenza di pazienti COVID-19 positivi la FFP3 è senz’altro necessaria.
Il materiale filtrante ha una maglia di circa 3 micron ma è in grado di filtrare particelle molto più piccole (fino a 0,007 micron) grazie alla sinergia dell’effetto meccanico con l'effetto elettrostatico (dimostrato con prove di laboratorio). Dunque, le EN 149 proteggono dall’inalazione del virus SARS-CoV-2  (diametro da 0,06 a 0,14 micron ) anche e soprattutto perché i virus con trasmissione respiratoria viaggiano con le “droplets” che sono molto, molto più grandi. La protezione con qualunque FFP non è mai al 100% a meno che non usiamo gli autorespiratori con bombola. La protezione dipende anche e soprattutto dalle modalità con cui vengono indossate e dalle procedure che utilizziamo nell’approcciare il paziente.
Chi sostiene che i facciali con la valvola non garantiscono la giusta filtrazione, sbaglia. La valvola è unidirezionale, da dentro a fuori, e nulla ha a che vedere con il potere di filtrazione, semmai non protegge il paziente se sei malato sintomatico. La valvola è stata inserita per evitare, in caso di sforzi fisici e quindi di iperventilazione, che il facciale si sposti dal viso in espirazione forzata. Lo spostamento ne riduce l’efficienza. È utile ragionare sull'opportunità di utilizzo da parte degli OSA o degli addetti al 118 che hanno attività con carico fisico importante.

Esistono infine i DPI medicali prodotti conformemente alle norme EN 14683 + EN 149 (quindi come una chirurgica e un facciale insieme) ma sono ancora più difficili da reperire in questo momento.
E allora?
Alcuni per proteggere il paziente (aree triage o ambulatori) o i colleghi usano le due mascherine sovrapposte e questo può anche avere un senso. Sappiamo però (vedi pubblicazioni del Politecnico di Milano) che il potere filtrante di un facciale FFP2/3 senza valvola, sebbene non richiesto nelle certificazioni EN 149, è pari a quella chirurgica.
Attenzione: è fortemente sconsigliato indossare la chirurgica sotto il facciale. Ciò è contrario ad ogni procedura di sicurezza in quanto la mascherina chirurgica non permette (come la barba) una giusta e costante aderenza del facciale al volto.

Nota 1

Non tentate di sterilizzare le mascherine non riutilizzabili (EN149 NR) col fai da te. Al momento l’unico metodo approvato FDA è quello con alta concentrazione di perossido di idrogeno + ionizzazione. I metodi casalinghi ci pongono a rischio di contagio non solo perché non abbiamo la certezza che il sistema abbia realmente sterilizzato il tessuto, ma soprattutto perché il materiale di cui sono composti i facciali possono subire alterazioni strutturali che ne inficiano l’efficacia. Ci sono buone nuove sull’uso dei raggi UV, ma anche in questo caso bisogna conoscere la tecnica e bisogna avere una apparecchiatura che possa garantire una fluenza idonea.

Nota 2

Il D.L. 17/2020 ha concesso una deroga alla rigida normativa sui DPI e sulle mascherine chirurgiche:  un produttore o un importatore può immettere sul mercato mascherine e DPI a fronte di una autocertificazione della loro idoneità e dell’invio all’Inail (per i DPI) e all’Istituto Superiore di Sanità (per le mascherine chirurgiche) della documentazione tecnica comprovante. Naturalmente ciò crea non pochi dubbi in noi che dobbiamo utilizzarle visto che siamo stati invasi da mascherine cinesi che almeno dall’aspetto non sono molto convincenti. Sarebbe perciò opportuno che gli uffici acquisti degli ospedali insieme al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e al Medico Competente esaminassero i fascicoli tecnici e nel dubbio facessero fare una verifica presso un dipartimento universitario.

Nota 3

In circolazione abbiamo oramai tanti facciali filtranti provenienti da paesi extra-UE con altrettante sigle che in qualche modo sono equivalenti (più o meno alle nostre EN 149)

  • N95 (United States NIOSH-42CFR84)
  • FFP2 (Europe EN 149-2001)
  • KN95 (China GB2626-2006)
  • P2 (Australia/New Zealand AS/NZA 1716:2012)
  • Korea 1st class (Korea KMOEL - 2017-64)
  • DS (Japan JMHLW-Notification 214, 2018)