La copertura vaccinale tra gli operatori sanitari è drammaticamente bassa
Uno studio condotto in Italia evidenzia bassi tassi di copertura vaccinale tra gli operatori sanitari per tutte le vaccinazioni. Sono pertanto necessarie misure per aumentare la copertura vaccinale al fine di evitare che gli operatori sanitari diventino una fonte di trasmissione di infezioni con elevata morbilità e/o mortalità sia all'interno che all'esterno degli ospedali.
La vaccine hesitancy ha determinato a livello globale la diminuzione della copertura vaccinale ed è stata inserita di recente dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) tra le 10 principali minacce per la salute globale. Questo fenomeno si sta diffondendo, non solo tra i cittadini, ma anche tra gli operatori sanitari, con una conseguente costante riduzione della copertura vaccinale. Si tratta di un grave problema, in quanto gli operatori sanitari possono diffondere infezioni a pazienti, colleghi e parenti. Infatti, la bassa copertura vaccinale tra gli operatori sanitari può portare a pericolose epidemie, ridurre la produttività e aumentare l'assenteismo. Gli operatori sanitari sono quindi un gruppo target prioritario per le vaccinazioni.
Un recente studio condotto su oltre 3000 lavoratori in 10 città italiane (L’Aquila, Genova, Milano, Palermo, Sassari, Catanzaro, Ferrara, Catania, Napoli, Messina) si è posto l’obiettivo di verificare la copertura vaccinale tra diversi operatori sanitari (medici strutturati, specializzandi, infermieri, altri professionisti sanitari) ottenendo come risultato l’evidenza di una generale scarsa copertura vaccinale (< 95% per tutte le vaccinazioni esaminate).
La migliore copertura, sebbene inadeguata, è stata riscontrata per polio, epatite B, tetano e difterite, mentre è risultata drammaticamente bassa per quanto riguarda morbillo, parotite, rosolia, pertosse e varicella (20-30%).
Stratificando il campione per età si nota una differenza statisticamente significativa nell’aderenza vaccinale tra personale più “anziano” (> 60) e più giovane, con questi ultimi più reticenti nelle vaccinazioni per tetano, poliomielite, rosolia a pertosse. Non si notano invece differenze per area di lavoro (clinica, chirurgica e dei servizi).
Tali drammatici risultati rendono il personale sanitario esposto al rischio di eventuali epidemie ospedaliere, nonché di trasmissione del virus.
In tempi recenti sono stati fatti enormi sforzi per incrementare il tasso di aderenza alla vaccinazione nella popolazione, ma tale scarsa copertura nel personale sanitario rischia concretamente di vanificarli. Un ulteriore problema identificato dallo studio, che ne limita in parte i risultati, è dato dall’enorme quantità di risposte al questionario evasive o imprecise, con numerosi professionisti che dichiaravano di non ricordare quali vaccinazioni avessero effettuato, denotando un atteggiamento di generale superficialità nei confronti del’argomento.
Gli autori dello studio concludono suggerendo l’opportunità di misure di obbligo vaccinale.
Fonte: Genovese C, Picerno IAM, Trimarchi G, Cannavò G, Egitto G, Cosenza B, Merlina V, Icardi G, Panatto D, Amicizia D, Orsi A, Colosio C, Marsili C, Lari C, Palamara MAR, Vitale F, Casuccio A, Costantino C, Azara A, Castiglia P, Bianco A, Currà A, Gabutti G, Stefanati A, Sandri F, Florescu C, Marranzano M, Giorgianni G, Fiore V, Platania A, Torre I, Cappuccio A, Guillari A, Fabiani L, Giuliani AR, Appetiti A, Fauci V, Squeri A, Ragusa R, Squeri R. Vaccination coverage in healthcare workers: a multicenter cross-sectional study in Italy. J Prev Med Hyg. 2019 Mar 29;60(1):E12-E17. doi: 10.15167/2421-4248/jpmh2019.60.1.1097. eCollection 2019 Mar.